Castelgandolfo, nell'orto del Papa

Gianluca BiscalchinGianluca BiscalchinMusei Vaticani, Sandro BarbagalloMusei Vaticani, Sandro BarbagalloMusei Vaticani, Sandro BarbagalloMusei Vaticani, Sandro Barbagallo

Per la prima volta Papa Francesco ha aperto al pubblico i giardini di Castelgandolfo, che da quattro secoli sono la residenza estiva dei Pontefici

 Per il Vaticano sono familiarmente i giardini di Castello e, dal marzo dell’anno scorso, grazie alla decisione di Papa Francesco di aprirli al pubblico per la prima volta nella storia, diventeranno sempre più familiari anche ai visitatori, perché il complesso delle Ville Pontificie e dei giardini di Castel Gandolfo non si dimentica. Si chiamano Ville Pontificie perché sono diverse proprietà acquisite in epoche successive. Il vero Palazzo Pontificio, che si affaccia sulla piazza di Castel Gandolfo, fu costruito nel 1620 incorporando il castello medievale che appartenne ai Gandolfi. Fu Urbano VIII ad assumere l’architetto Carlo Maderno per la progettazione del palazzo, più tardi ampliato da Bernini. E il 10 maggio 1626 il Papa partì all’alba in corteo per arrivare a sera a Castel Gandolfo e inaugurare la prima estate papale nella residenza. Clemente XIV nel 1773 comprò l’adiacente Villa Cybo per ampliare il Giardino del Moro. Infine fu aggiunta Villa Barberini, che lo Stato Italiano cedette al Vaticano con i Patti Lateranensi, nel 1929.

È un mondo a parte non soltanto per l’extraterritorialità di cui gode la Santa Sede, ma per l’extratemporalità in cui il visitatore fluttua sospeso nel meraviglioso parco. Il luogo, a picco sul lago Albano, in posizione dominante sul Tirreno, sulla sommità dei colli che salgono dall’agro romano, lo aveva già scelto l’imperatore Domiziano per costruirvi una sontuosa villa, l’Albanum Domitiani. La parte centrale della residenza è il cuore dei Giardini delle Ville Pontificie che conservano il teatro dell’imperatore e un tratto del maestoso criptoportico. Pio XI, primo Papa dei tempi moderni ad aver soggiornato a Castel Gandolfo, volle completare la residenza con l’acquisto di alcuni orti verso Albano per impiantarvi un’azienda agricola. Fu lui, dopo sessant’anni di abbandono, a restaurare gli edifici e a ridisegnare i giardini. Sotto il suo pontificato vi fu trasferita la Specola vaticana, l’osservatorio del Papa, affidata ai Gesuiti. Il giardino all’italiana, le siepi modellate in forme geometriche secondo la più raffinata arte topiaria, il Giardino della Magnolia, il Viale delle Rose, il Viale delle Erbe aromatiche e quello dei Ninfei; e statue, colonne, tratti di strada romani, fontane barocche: tutto è tenuto con una cura stupefacente.

Ognuno dei 57 dipendenti, tra giardinieri e operai della fattoria, ha prestato giuramento di devozione al Santo Padre e questo si riflette nello scrupolo del lavoro. Quasi la metà dei 55 ettari delle Ville Pontificie sono coltivati a giardino rustico, la natura vulcanica del terreno li rende fertili e ben drenati. Sotto gli ulivi centenari pascolano le giovani mucche frisone prima di essere portate nelle stalle dove, nutrite solo del fieno della fattoria, producono mille litri di latte al giorno. Le centinaia di galline allevate a terra non abitano pollai qualunque, ma casette decorate da maioliche. Gli ulivi non vengono tagliati con la motosega, la sacralità dei luoghi impone rispetto per le piante, ma a mano. Tutte le mattine un furgone porta i prodotti freschi in Vaticano per la tavola del Papa e per l’Annona, il supermercato interno. Arrivano da qui anche le 300 fronde di palma e i 100 fasci di rami di ulivo usati la Domenica delle Palme e i fiori che decorano le stanze del Vaticano e del Palazzo Pontificio.

 

Presto anche l’azienda agricola sarà aperta ai visitatori per la vendita dei prodotti. «Il nostro compito è essere pronti ad accogliere il Santo Padre in ogni momento, ora lo saremo per i visitatori», dice Osvaldo Gianoli, guida del Dipartimento delle Ville Pontificie. Papa Francesco ha scelto di non passare l’estate qui, di lui non si racconteranno gli aneddoti che si tramandano sui predecessori. Giovanni XXIII spariva senza avvertire nessuno. Lo ritrovavano che camminava in un paese sulle colline o in riva al lago. Giovanni Paolo II si divertiva a giocare con i bimbi dei dipendenti: si nascondevano e lui li scopriva chiamandoli per nome. Benedetto XVI dopo ogni passeggiata sbriciolava il pane duro per i pesci del laghetto. Si apre un’era nuova per queste sale abituate fin qui solo alle udienze papali. Si aspettano i turisti, purché vestiti in modo acconcio e rispettosi del palazzo che si era aperto fino a oggi solo per dare rifugio agli abitanti di Castelgandolfo dopo l’8 settembre ‘43; e dal 22 gennaio 1944 fino alla liberazione di Roma, il 4 giugno ‘45. Sul letto di Pio XII sono nati una quarantina di bambini in parte chiamati Eugenio, Eugenia, o Pio.

COME FARE.
Dal lunedì al sabato visite guidate in italiano e in inglese al Giardino Barberini, durata di un’ora e mezza, biglietto 26 €.
Info: http://mv.vatican.va;
per prenotazioni: http://biglietteriamusei.vatican.va.

Disegni di Gianluca Biscalchin