di Salvatore Giannella e Benedetta Rutigliano | Foto di Vittorio Giannella
Pittori e scultori di fama hanno trasformato oltre 200 piccoli borghi in musei a cielo aperto, dove le facciate delle case non sono semplici muri ma affreschi che raccontano Storia e storie. In Lombardia sono numerosi i paesi che presentano questa particolare forma d’arte. Eccoli
Se una mattina d’inverno un viaggiatore si trovasse a percorrere la BreBeMi, l’autostrada inaugurata nel 2014 per collegare più agilmente Milano e Brescia, avrebbe l’opportunità di appagare il proprio sguardo fermandosi alla seconda uscita partendo da Milano: quella di Calcio (Bg). Questo borgo, le cui facciate delle case raccontano storie dipinte da artisti, è stato il primo che abbiamo visitato in una giornata nevosa di fine 2013. Qui è nata l’idea, poi diventata realtà che ha il profumo della carta, di scrivere una Guida ai paesi dipinti di Lombardia, con i cento turismi di cultura e in natura (edita da Booktime, 224 pagine, 16 euro, con un invito alla visita dello storico dell’arte Flavio Caroli e con info utili anche in inglese). Una guida che accompagna tra le vie e le storie di dodici borghi, selezionati tra i 27 lombardi che compongono un mosaico multicolore, parte del più ampio mosaico nazionale formato da oltre 200 paesi dipinti. Tesserine che fanno brillare le nostre regioni in modo unico, promuovendo un turismo più lento e lontano dai soliti circuiti: perché, come dice Caroli «l’Italia minore spesso è l’Italia migliore da cui ripartire».
Un turismo che aveva sedotto lo scrittore Piero Chiara: «Andare in un paese dipinto vuol dire voltare le spalle alla febbre della circolazione automobilistica, alla vita convulsa della metropoli, ritornare alla pace antica dove, con occhio calmo e riposato, prendere contatto con il messaggio degli artisti», così scriveva il poeta di Luino, invitando alla visita dei borghi con muri d’autore.
Andare a Calcio è stato come tornare ai tempi delle origini romane del luogo e ai giorni in cui la nobile Beatrice Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, deteneva il privilegio ducale nell’area “Calciana” (1366). Un’emozione resa possibile da un’iniziativa comunale del 1995 che ha visto come direttore il critico d’arte Mauro Corradini di Brescia, e ha coinvolto sia pittori di calibro sia allievi delle Accademie d’arte di Brera, Sassari, Birmingham, Vienna, Barcellona. A breve distanza, nel territorio dell’Isola Bergamasca che comprende 21 Comuni, lambita dai fiumi Adda e Brembo, il viaggiatore incontra le case affrescate di Madone con i paesaggi agresti.
L’eternità dell’arte ti viene incontro, invece, a Dairago (Mi) tra Milano e Varese. L’Expo ospitata nel capoluogo lombardo nel 2015 ha qui offerto spunti che lasceranno per sempre il segno sui muri delle case. In un paese che dal 1981 ha introdotto la sfida tra contrade a colpi di pennello sui muri delle case, i cittadini diventano artisti, e docenti di storia e filosofia come Walter Cervi, e da anni riconfermano l’impegno civile anche con l’arte.
Un contesto unico, a sorpresa, è quello di Parlasco (Lc), borgo montano della Valsassina, all’ombra della Grigna. Sui muri in pietra del comune si susseguono le intricate vicende narrate nel romazo Lasco, il bandito della Valsassina che il giornalista Antonio Balbiani scrisse nel 1871, ambientandolo negli anni dei Promessi Sposi. Personaggi e situazioni del capolavoro di Alessandro Manzoni si intrecciano con altre vicende legate ai paesi della Valsassina, in una fitta trama dove è difficile distinguere realtà e leggenda.
Il progetto Parlasco, un borgo dipinto, scatena l’arrivo nel piccolo Comune, a partire dal 2007, di artisti nazionali e internazionali pronti a ricoprire i muri di ulteriore bellezza.
Nel Pavese, regno delle risaie, sorge un borgo di 2.800 abitanti con lo sguardo educato alla bellezza, alla creatività e all’ironia: è Gravellona Lomellina. Pur se nato come Comune agricolo, Gravellona si definisce “paese d’arte”: nel 1992 settanta artisti furono chiamati dall’amministrazione comunale per affrescare la frazione Barbavara, e nel ’95 nacque la Festa dell’Arte. Da allora il paese cominciò la sua trasformazione totale, che non si è fermata solo ai muri, ma si è estesa ai marciapiedi, ai tetti (dove è facile incontrare le sagome di streghe e spazzacamini), alle cabine e ai fili elettrici, con il contributo creativo dell’artista novarese Libero Greco.
L’incontro con una storia emozionante è quello nel Comune di Dumenza, frazione Runo, nel Varesotto, con 68 affreschi, che diede i natali, tra molti, al pittore Bernardino Luini e al “Michelangelo della cucina”, Bartolomeo Scappi. Non solo: nella frazione Trezzino nacque Vincenzo Peruggia, che nel 1911 rubò dal museo del Louvre la Gioconda di Leonardo da Vinci per riportarla in Italia: «un furto con arguzia e per amor patrio, e per questo difeso da personaggi illustri del tempo quali Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio», ricorda oggi il sindaco di Dumenza, Valerio Peruggia, che come suggerisce il cognome è parente del noto ladro della Monna Lisa.
In un raro banco di nebbia si concretizza un altro paese in cui l’arte è celebrata in tutte le sue declinazioni: Guidizzolo, nel Mantovano, dove le quattro edizioni di Guidizzolo in Arte, dedicate alla velocità, alla moda, alle star e alla pace, fanno sì che il visitatore cammini per questo museo a cielo aperto trovandosi di fianco a gigantografie di Mina, Charlie Chaplin e del pilota conterraneo Tazio Nuvolari. Un candido cippo recita: «Qui il 12 maggio 1957 finì la Mille Miglia dopo un sanguinoso incidente stradale che provocò undici morti». Il borgo, ai piedi delle colline moreniche del Garda offre al viaggiatore anche un oratorio del XIII secolo con affreschi coevi, spesso utilizzato per celebrare matrimoni e per la cerimonia poetica (sarebbe piaciuta molto a Tonino Guerra) della riconferma.
Gli incontri tra arte e natura proseguono a Crotta d’Adda (Cr) che sorge su uno dei percorsi ciclabili più interessanti lungo il basso corso dell’Adda. Qui il fiume e i paesaggi naturali sono i soggetti principali dell’iniziativa Crotta dipinta (2007-2008), volta a restituire al paese la propria identità. Un luogo che in passato fu di villeggiatura e di affari e che ancora oggi seduce al punto tale che abbiamo incontrato tre sorelle originarie del Trentino trapiantate qui che propongono nel loro ristorante le specialità della val di Fassa e una coppia di coniugi cinesi, dal nome evocativo di Xiaoping (nessuna parentela con l’antico timoniere di Pechino dopo Mao).
P { margin-bottom: 0.21cm; } Il modello a cui hanno guardato Gravellona e gli altri borghi con i muri d’autore è quello di Arcumeggia (frazione di Casalzuigno, Va), il primo dei paesi dipinti in Italia, piccolo grumo di case senza tempo a metà tra la Valcuvia e Valtravaglia. Qui il biglietto per vedere gli affreschi di Ernesto Treccani, Aligi Sassu, Gianfilippo Usellini, Remo Brindisi e Renato Guttuso, solo per citarne alcuni, è completamente gratuito. Qui per la prima volta, già nel 1956, si scatenarono quel fermento e quella sinergia tra artisti e abitanti del paese, fiduciosi del messaggio seducente dell’arte e del suo ruolo di portatrice di bellezza. Qui, per la prima volta, si usò la definizione “galleria all’aperto dell’affresco”, certi del valore sociale dell’arte, come già avevano annunciato negli anni Venti i muralisti messicani Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco.
Ad Arcumeggia, durante la visita di aprile 2014, abbiamo trovato che il borgo era in grave pericolo dal punto di vista turistico, poiché era privo di qualsiasi tipo di accoglienza: nessun bar, nessun albergo.
Dopo la denuncia sul blog Giannella Channel, ritornati nel borgo, abbiamo gioito per il fiocco rosa che annunciava la rinascita della storica Locanda del pittore con il Ristorante del pittore: grazie a «l’amore per l’arte, il cibo e l’innovazione» (come dice egli stesso) di un privato, Alfonso Bonfanti, classe 1951, nato nella vicina Gavirate. Perché «comunicare beni, comunicare bene» possono essere le due ali capaci di far decollare una comunità verso il cielo del successo.