Trentino. L’aria sottile di San Martino

Tra il Primiero e le Pale si respira letteralmente a pieni polmoni: il 98 per cento dell’energia arriva infatti da fonti rinnovabili

L’aria di montagna, si sa, è sottile, profumata e generalmente più pulita di quella che respiriamo nelle nostre città. Ma l’aria che si respira nel Trentino nordorientale, tra San Martino di Castrozza, sotto le omonime Pale, e le località intorno che risalgono da Mezzano a Vanoi, Fiera di Primiero e coinvolgono anche la val Canali, la val Venegia, la val Sorda e la val Noana e su su fino al Passo Rolle e al parco naturale di Paneveggio-Pale di San Martino ha davvero una qualità speciale. E non solo per l’eccezionale territorio in cui si si trovano queste località, vale a dire il cuore delle Dolomiti da tempo considerato dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità. No, è proprio l’aria che qui è speciale e semplicemente perché frutto di sagge e radicali scelte amministrative che hanno eliminato praticamente tutte le fonti di inquinamento da combustibili non rinnovabili. In queste comunità infatti il 98 per cento dell’energia è fornito dalle fonti rinnovabili e dunque non inquinanti (nell’intero Trentino siamo al 61 per cento che comunque resta un record nazionale) .

Banditi gli impianti di riscaldamento a gasolio, persino le auto utilizzate dai Comuni sono tutte e 18 elettriche, così come le bici a pedalata assistita che sono a disposizione dei visitatori che saranno sempre più sollecitati a lasciare le loro automobili tradizionali e a muoversi solo con questi mezzi e con gli ecobus. Una conoscenza di questa zona, al confine con la val di Fiemme e la val di Fassa, non può che iniziare dalla sede del parco naturale a villa Welsperg (del 1853). Dentro, visite guidate alla fauna e alla flora e alla roccia del territorio ma anche una fornita biblioteca con le diverse edizioni dei libri di Dino Buzzati, giornalista, scrittore, pittore e alpinista particolarmente legato a queste montagne.
Fuori una valle, la Canali che proprio perché per secoli di proprietà dei Welsperg, una famiglia di feudatari, si è conservata intatta e priva di importanti centri abitati. Qui solo piste ciclabili e sentieri da percorrere a piedi, rifugi in quota e masi isolati. E malghe come quella Canali, che Gianna e la sua numerosa famiglia di figlie e nipotine gestiscono in abito tradizionale e con una verve autentica quanto trascinante: un piccolo ristorantino oltre che mandrie di capre e vacche.
Qui Gianna si è sposata, portata in chiesa su un carro di buoi e qui vuole restare come testimone di un modo di vivere aperto al futuro ma ancorato saldamente alla memoria e alla cultura della sua valle. Ed è qui che dopo una camminata tra i prati si possono assaggiare i prodotti tipici come la carne fumada, la lucanica cauriota, il Nostrano di Primiero, e le fette rosolate di formaggio Tosela al burro o Botiro di Primiero (presidio Slow Food)...

Lo stesso culto per le tradizioni, ma condite con un certa dose di estro artistico, lo si ritrova un po’ più a sud, nel paese di Mezzano, non a caso entrato di rigore nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia. Qui le antiche case contadine di pietra e legno del borgo, tra le fontane pubbliche, il campanile a cipolla della chiesa di S. Giorgio, i 400 orti e il piccolo museo etnografico che raccoglie le illustrazioni delle favole e leggende di Primiero, sono rivestite da cataste di legno d’autore. Quelle che altrove sono solo le scorte di ceppi per il camino per l’inverno qui sono diventate installazioni e opere d’arte firmate da tanti artisti. E sono dappertutto, tra i vicoli, nei cortili, sotto le scale. A Mezzano e nella vicina Fiera di Primiero resistono anche laboratori artigiani di tessitura e di scultura oltre che collezioni visitabili degli antichi strumenti casalinghi e rurali utilizzati per secoli nelle comunità prima dell’arrivo del “progresso”. Ma naturalmente per respirare quest’aria e questa atmosfera speciale (o Smart come recita il logo ufficiale) bisogna fare base a San Martino e poi salire a piedi o in funivia (anche questa alimentata dalle rinnovabili) fino all’altopiano delle Pale di San Martino e arrivare con una comoda passeggiata sui sentieri costruiti durante la prima guerra mondiale al rifugio Rosetta del Cai. Il panorama a 360 gradi è spettacolare. Siamo circondati a corona dalle più belle montagne delle Dolomiti: Cimon della Pala, Pala di San Martino, Cima della Vezzana, Sass Maor... Cime che raggiungono quasi i tremila metri. E sullo sfondo le Vette Feltrine, il Lagorai, e il Colbricon, teatro di epiche battaglie degli alpini.

Tornati alla base a San Martino, per godere lo spettacolo di tutte le cime insieme si deve salire per 9 km fino al passo Rolle, la porta delle Dolomiti, dove si trovano due eccezionali osservatori (e punti di ristoro): la baita Segantini (omaggio del proprietario Alfredo Paluselli al pittore trentino) e il rifugio Capanna Cervino. Seduti all’aperto, prima del tramonto mentre le guide sciorinano le infinite avventure di grandi e piccoli scalatori (e scalatrici) eroi locali o arrivati da lontano (da papa Giovanni Paolo II a Leopoldo del Belgio), le Pale cambiano colore stagliandosi indelebili contro il cielo e nella memoria.