Veneto. Negli orti dei dogi

Laguna nord di Venezia: Cavallino-Treporti, tra camping di lusso, percorsi cicloturistici e postazioni per il birdwatching. Ma soprattutto, terra di prodotti agricoli unici, che rifornivano già le nobili tavole della Serenissima

Sono i visitatori amanti del silenzio e dei ritmi lenti  a uscire da Venezia per esplorare la laguna. Chi si ferma nel centro storico dedica solitamente un giorno alla scoperta delle isole più note: Murano, famosa per il vetro, Burano, patria del merletto, e Torcello, sede del primo insediamento lagunare. Raramente chi viene da queste parti include nel soggiorno anche una tappa alla penisola di Cavallino-Treporti, meta di vacanze estive soprattutto per tedeschi, francesi e olandesi, che la riconoscono come capitale europea del turismo en plein air. E invece ne vale la pena. La penisola – che dista 40 minuti di motonave da piazza San Marco – separa la Laguna Nord dal mare mentre, a nordest, il fiume Sile la divide dal territorio di Jesolo. Gli stessi veneziani frequentano poco questa zona, perché l’attrattiva turistica di Cavallino (oltre sei milioni di presenze nel 2015) è legata alla sua fama di leader europea per i campeggi di qualità. Nel 2016, sette strutture sui 28 totali hanno ottenuto dall’Adac, l’Automobil Club tedesco, il prestigioso riconoscimento Best Campings. Qui il bello della vacanza a contatto con la natura si concilia con un ricco ventaglio di servizi a metà fra l’hotellerie e il villaggio turistico.
Fra i Best Campings ci sono l’Union Lido, un’istituzione dal 1955 e primo campeggio a cinque stelle in Italia; il Camping Village Marina di Venezia, premiato anche come migliore struttura in Italia dotata di aquapark; il Camping Village dei Fiori. Sono soprattutto coppie e famiglie con bambini a scegliere Cavallino e suoi camping: a conquistare sono la qualità dell’acqua di mare, premiata anche quest’anno con la Bandiera Blu; la spiaggia di sabbia; la poco invadente urbanizzazione, che ha permesso di salvaguardare il paesaggio naturale, e le strutture ricettive attrezzate con piscine, bar, ristoranti, giochi per i più piccoli e animazione che intrattengono gli ospiti con spettacoli, attività ludiche e sportive.

La penisola di Cavallino, con l’omonimo litorale, deve il suo nome ai tempi in cui i Paleoveneti utilizzavano quest’area – e quella di Jesolo, chiamata Equilium dai Romani – per l’allevamento dei cavalli. Il Comune, che ha sede nella frazione Ca’ Savio e conta 13.544 abitanti, è stato istituito nel 1999 ed è, quindi, fra i più giovani d’Italia. Nell’epoca della Serenissima la penisola era apprezzata per le sue terre fertili, parte dei cosiddetti “orti dei dogi”, che facevano capo alla vicina isola agricola di Sant’Erasmo, tuttora patria lagunare dell’omonimo carciofo violetto, varietà che deve il suo sapore unico al terreno salmastro. Ma anche da Cavallino, e in particolare da Lio Piccolo, nell’area più a nord della penisola, partivano gli ortaggi e la frutta destinati alle tavole dei palazzi sul Canal Grande e ai banchi del mercato di Rialto. La millenaria vocazione agricola di Cavallino Treporti è quella che, ancora oggi, rende questa penisola così affascinante, anche se la sua fama di leader del plein air viene prima del suo appeal di terra sospesa fra mare e laguna. Il modo migliore per apprezzarla è percorrerla in bicicletta.
L’itinerario più seguito da chi ama pedalare è quello che dal litorale conduce alle barene, i terreni di forma tabulare, sabbiosi e argillosi, che emergono dall’acqua con una ricca vegetazione. Il loro nome viene dal vocabolo veneto baro, che indica un cespuglio o un ciuffo d’erba: le barene sono conformazioni di terra tipiche delle laguna e vengono periodicamente sommerse dalle maree; diverse sono le velme, prive di vegetazione e visibili solo quando la marea è bassa.
Promosso dal parco turistico di Cavallino, questo magnifico paesaggio attira e incanta gli amanti della fotografia e, soprattutto, del birdwatching. Le barene e le valli da pesca sono, infatti, habitat naturale di molte specie di volatili, come gli aironi cenerini, le garzette, i cavalieri d’Italia e i fenicotteri rosa che, dopo una lunga assenza, sono tornati a nidificare qui. Ad accompagnare i visitatori in questo irrinunciabile percorso, che si snoda lungo un’agevole pista ciclabile, sono, tra gli altri, le guide naturalistiche della cooperativa veneziana Limosa, con il progetto Slow Venice. L’escursione parte dalla spiaggia di Ca’ Savio, dove si ammirano morbide dune naturali e ci si imbatte nella batteria Vettor Pisani, costruita durante la Grande Guerra.

Non è l’unica: Cavallino è, infatti, anche terra di forti, batterie, torri telemetriche, caserme, bunker. Un patrimonio storico, culturale e architettonico che, in occasione del centenario della prima guerra mondiale, è stato rivalutato.
Lasciando il litorale alle spalle, l’itinerario ciclistico supera il canale Pordelio e, attraversando orti coltivati ad asparagi, insalate, zucchine, pomodori, melanzane e rigogliosi alberi di giuggiolo, tipici di questa zona, conduce verso antichi borghi rurali. Seguendo canali e barene, si arriva alla Corte del Prà nella valle Saccagnana, le cui basse case coloniche, la raffinata villa padronale, con i rustici diroccati delle vecchie stalle e l’oratorio della chiesetta che si affacciano sull’aia, sono le quinte delle chiacchierate pomeridiane fra i pochi abitanti.
Oltre questa corte, di grande ispirazione per chi ama dipingere, la stradina che percorre gli argini si fa sempre più stretta, disegnando un lungo percorso che, inseguendo argini e barene, separa le zone salmastre da quelle d’acqua dolce. Girando a pelo d’acqua, le ruote della bicicletta svoltano a destra, verso il borgo delle Mesole e il cortile di un’antica villa rinascimentale della prima metà del XVI secolo, conosciuta anche come Convento de Le Mesole e affiancata da una chiesetta.
Mentre lo sguardo coglie all’orizzonte le sagome di Torcello e Burano, si prosegue verso il borgo di Lio Piccolo, nel cui centro vivono oggi solo due anziane signore. La sua chiesetta seicentesca, il campanile dal quale si vede tutta la Laguna Nord e la piazzetta sterrata su cui si affacciano le poche case rimaste e il nobiliare palazzetto Boldù (XVII secolo) si vestono a festa il terzo weekend di settembre per la sagra della giuggiola, una festa popolare molto coinvolgente e, dopo il Palio Remiero delle contrade, la più importante dell’estate.

A Lio Piccolo, dominata dal silenzio e dai colori delle stagioni, un agricoltore ha scelto di vivere con la sua famiglia. È Michele Borgo, titolare dell’omonima azienda agricola specializzata nella coltivazione di carciofo violetto di Sant’Erasmo, tutelato dal consorzio nato nel 2004. Nei finesettimana fra aprile, maggio e giugno centinaia di cultori delle specialità Slowfood arrivano fino a qui per fare scorta di preziosi ortaggi.
Nel grande campo sotto la sua casa rossa, diecimila piante di carciofi compiono ogni anno il loro ciclo vitale, che culmina nell’esplosione di un bellissimo fiore viola. Michele, veneziano originario del centro storico, ha iniziato a coltivarle all’inizio degli anni Duemila. «Mia moglie e io siamo entrambi laureati in agraria: quando ci siamo sposati abbiamo scelto di vivere qui. Coltivo le piante per nove mesi e mezzo all’anno e il lavoro di vendita si concentra in estate, fra aprile e giugno.» Dal taglio della castraura – germoglio raro e ricercato dell’ortaggio – alla fase del botolo, all’articioco, o carciofo vero e proprio, ogni pianta viene tagliata circa quindici volte all’anno, per poi concludere il suo ciclo naturale con i fondi e la tipica fioritura violetta.
A Lio Piccolo questa varietà di carciofo lagunare viene coltivata anche dall’azienda agrituristica Le Saline, gestita dalla quinta generazione di una famiglia di agricoltori nota anche per la sua esperienza nella coltivazione di antiche erbe di laguna. L’agriturismo propone un menu di piatti cucinati con i prodotti dell’orto: oltre ai carciofi, melanzane, asparagi, zucchine, pomodori, finocchi, insaccati di produzione propria e pesce stagionale di laguna. Nei suoi nove ettari di campi coltivati, infatti, Le Saline ha anche un’attività di piscicoltura, da cui arrivano boseghe, volpine, anguille, gamberetti, branzini, orate.

A proposito di pesce: a pochi chilometri da Lio Piccolo, un ex agente di viaggio ha dato vita a una pescheria 2.0, che, attraverso un sistema di ordinazioni online, fornisce pesce fresco di laguna a tutta Italia e in meno di 24 ore (www.pescherieonline.it). Si chiama Achille Scarpa e il suo regno è Valle Sacchetta, dove ha trasformato un vecchio casone di pescatori in un b&b di lusso. Nella valle da pesca di 112 ettari di superficie, che ha oltre mezzo millennio di vita, Scarpa alleva cinque specie di pesce biologico di laguna. «Ogni primavera, mio padre e io seminiamo gli avannotti, i pesci neonati – racconta – e li lasciamo crescere nutrendosi di quello che offre la laguna. Quando arriva la fraìma, il periodo di passaggio dall’estate all’autunno, i pesci prendono la via del mare ed è allora che entrano nel nostro lavoriero, in cui li possiamo pescare”. Ma non tutti: solo quelli adulti. I più piccoli tornano in acqua: «Li mettiamo nelle cosiddette peschiere, sacche d’acqua più strette, in cui la temperatura è più alta e consente la sopravvivenza del pesce anche durante l’inverno. In base agli ordini, – prosegue – tiriamo su i pesci e li spediamo. Non surgeliamo nulla».
Per rendere completa l’esperienza di una giornata a Cavallino-Treporti, non resta che assaporare i suoi prodotti. L’Osteria dal Pupi, che si trova a pochi metri dalla Corte del Pra’ ed è perfetta per un aperitivo al tramonto, propone piatti con pesce e verdure di stagione in un ambiente rustico; la storica Locanda Zanella, in piazza, propone, oltre ai piatti di pesce della tradizione, anche un ricco menu di carne e nove piatti vegetariani; il ristorante Antica dogana, a un passo dall’approdo di Treporti, concilia la cucina veneziana con una vista mozzafiato sulla laguna ed è, per questo, molto richiesto per pranzi e cene di matrimonio.

Fotografie di Marco Pavan