Napoli. Capodimonte svelato

Luciano RomanoLuciano RomanoLuciano RomanoAlessio CuccaroLuciano Romano

La perla dei musei di Napoli diventa finalmente un polo d’attrazione dalle mille sorprese. Grazie a un direttore/condottiero che guarda lontano

Un patrimonio d’Italia misteriosamente ignorato dal pubblico prepara un 2017 in pompa, grazie al suo condottiero francese. Il museo di Capodimonte, nell’ex Reggia borbonica, è diretto da Sylvain Bellenger e ha registrato un incoraggiante incremento del 22 per cento delle visite nel 2016, con 175.365 ingressi (che, per la cronaca, corrispondono a circa 4,01 partite in casa del Napoli), grazie anche a La Donna con il Liuto di Jan Vermeer in prestito dal museo Metropolitan di New York. «Il museo di Capodimonte è l’unico in Italia che ha la capacità d’illustrare ad altissimo livello tutta la storia dell’arte italiana dal Trecento a oggi. Purtroppo questa ricchezza è stata comunicata finora solo all’élite napoletana» spiega Bellenger. Che continua con la sua crociata, compresa di mostre dai nomi ad alto tasso di riconoscibilità, robusti prestiti, donazioni e un importante rinvigorimento del Bosco Reale di 134 ettari, che vanta oltre un milione di visitatori (che è tra l’altro l’obiettivo di Bellenger per il Museo). Dopo la riuscita operazione Vermeer (cha ha portato un incremento di visite del 48 per cento), sarà la volta di due mostre nel 2017, una su Picasso e l’altra su Degas. Picasso a Napoli - La danza di Parade (dall’8 aprile al 10 luglio) e in seguito una su Degas e la Napoli Angioina. Parade è un’opera enorme, 16 metri di lunghezza per 11 di altezza, nata come un grande sipario creato per il balletto atto unico di Jean Cocteau con musica di Erik Satie, concepito per i Ballets Russes di Sergej Djagilev. Elabora Bellenger «Quando Cocteau parte da Roma verso Napoli e Pompei chiede a Picasso rimasto a Roma di seguirlo, lui risponde restio “A Roma c’è il Papa”, al quale Cocteau ribatte “A Roma c’è il Papa a Napoli c’è Dio”. Quando Picasso arriva infine a Napoli non osserva solamente Caravaggio o l’arte barocca, ma capta il teatro di marionette, il presepio e l’arte popolare, che ispirano Parade».

Più avanti è prevista anche una mostra sul rapporto intrinseco tra Edgar Degas e Napoli, al quale Bellenger ha dedicato ampia ricerca. «La famiglia di Degas, banchieri della piccola nobiltà francese di Orleans, si trasferisce a Napoli durante la Rivoluzione Francese. A Napoli avevano due case, una a Piazza del Gesù (che oggi è l’hotel Maison Degas, ndr) e l’altra una grande casa di campagna sulle colline di Capodimonte. Degas all’epoca viene spesso a Napoli perché ha necessità di gestire un’eredità di famiglia. Poi una sua zia sposa anche un Carafa di Montejasi e la sorella, Therèse de Gas, sposa il napoletano Edmondo Morbilli». Il direttore spera che queste mostre facciano da traino alle collezioni permanenti della Reggia (nata come casino di caccia di Re Carlo VII di Borbone, re di Napoli e di Sicilia) che vantano Caravaggio, Parmigianino, Michelangelo, Tiziano, Bellini, Botticelli, Van Dick, Masaccio, Sofonisba Anguissola, Luca Giordano, Jusepe de Ribera, Artemisia Gentileschi e Giovanni Bellini. Dal luglio del 2016 è anche riaperta la florida ala contemporanea che include Vesuvius 365 di Andy Warhol, oltre a Janis Kounellis, Cy Twombly, Alberto Burri e molti altri. I piani di Bellenger spaziano dal meticoloso al corsaro, tutti di gittata moderna e globale. «Stiamo lavorando per restituire a ogni saletta i colori originali borbonici, e la stessa applicazione che riconosce a scansione smartphone l’opera (testata durante il Vermeer) verrà ampliata a tutte le opere presenti al Museo».

Il direttore ha anche grandi piani per rendere più ‘attivo’ il Real Bosco. «C’è un giardino in stile cino-inglese con alberi venuti da tutto il mondo (Cina, Messico, Australia) via nave 300 anni fa, che riflettevano la realtà storica di Napoli grande porto aperto al mondo e ora sono monumenti della botanica. Così abbiamo deciso di aprire in uno degli edifici del Bosco una foresteria. Abbiamo anche un accordo con l’università di Dallas che ci fornisce 11 borse di studio all’anno a tema Cultura e identità dei grandi porti in cambio dell’utilizzo dell’edificio. E ogni anno ci saranno convegni. Quest’anno a Napoli, nel 2018 a Shanghai e nel 2019 a Lisbona». E le iniziative di Bellenger verso il Real Bosco non finiscono qui: «C’è un edificio bellissimo che si chiama l’Eremo, un neo-gotico del 1789, in questa struttura faremo una scuola per giardinieri». Una dimostrazione dell’ottica ad ampio spettro della visione del direttore. Sperando poi che le ghiotte cifre di presenze che offre il Bosco si traducano in più audience per l’annessa Reggia e le sue arti. E d’ora in poi non si potranno più citare scuse di disagevole geografia, perché Bellenger ha istituito anche lo shuttle museo di Capodimonte che tutti i giorni, ogni 50 minuti, parte da Piazza Trieste e Trento (davanti al Teatro San Carlo) e circa 20 minuti dopo deposita tra le braccia di una vegetazione regale e di un inaudito parterre artistico. Questo pezzo di misconosciuto patrimonio italiano è pronto ad accogliere tutti e a regalare stupore.