di Tino Mantarro | Foto Archivio Tci
Dai viaggi eroici di Federico Johnson alla Guida d’Italia del 1918, dal villaggio della Maddalena al primo sito Aperti per Voi a Oristano, la relazione tra il Tci e l’isola è sempre stata all’insegna del turismo di qualità
«Per te, Sardegna! Quest’opera che il Touring Club italiano permise alle mie modeste forze di comporre, nell’ora storica in cui la Patria contende al nemico il sacro suolo». Retorica e patriottica come si addiceva allo spirito dei tempi bellici, la dedica porta la firma di Luigi Vittorio Bertarelli presidente del Tci e compare sulla prima edizione della Guida d’Italia Tci Sardegna. Siamo nel 1918, l’Italia è in guerra e il Touring stampa in 200mila copie una guida dedicata all’isola che tutto era fuorché una destinazione di viaggio. Segno di un legame già profondo tra l’isola e l’associazione. Una decina di anni prima, nella primavera del 1904, Federico Johnson, allora direttore generale, intraprese un viaggio in auto in Sardegna: 2.700 chilometri per partecipare al secondo convegno turistico sardo, ma soprattutto per dimostrare che l’automobile era uno strumento utile a migliorare i collegamenti dell’isola. Più tardi, nel maggio 1912, il Tci organizza l’Escursione nazionale in Sardegna. Per realizzarla affitta un piroscafo e allestisce una comitiva di auto che percorrono mille chilometri, accompagnando industriali, commercianti e studiosi «al fine di sviluppare iniziative utili al suo avvenire». Avvenire turistico che il Touring tra i primi intuì inaugurando, nel 1967, il villaggio di Punta Cannone sull’isola della Maddalena e contribuendo lo stesso anno a fondare il Centro Velico Caprera, la scuola di vela più antica e titolata del Mediterraneo. Questo per quel che riguarda il passato remoto.
Ma il legame tra Touring e Sardegna non si è mai interrotto. Anzi, si registra un nuovo attivismo del Sodalizio in Sardegna. Merito dei consoli vecchi e nuovi che hanno impresso una marcia differente alle attività sul territorio. Così tra qualche settimana (a inizio febbraio) la Sardegna avrà il suo primo sito Aperti per Voi: la chiesa del Carmine, a Oristano. «Si tratta di una chiesa che fa parte del complesso dell’università, un monumento che costituisce la massima espressione del Rococò in Sardegna» spiega Salvatore Ferraro, console Tci per Oristano e coordinatore dell’iniziativa. A oggi è aperta solo il lunedì, per le funzioni e una volta l’anno quando in Sardegna si celebra “Monumenti aperti”, iniziativa cui il Tci collabora con i suoi volontari. Per il resto rimane chiusa, ora invece sarà a disposizione di tutti, turisti e cittadini, in omaggio a quello spirito di servizio al Paese che anima tutte le iniziative del Touring.
Sono oltre 9mila soci sull’isola, di cui circa 500 partecipano alle tante attività proposte in questi anni. «Attività spesso frutto di accordi con altri enti e associazioni sul territorio» specifica Franco Sardi, uno dei consoli di Cagliari. Che elenca le collaborazioni avviate in questi anni: dall’associazione degli Enti locali per lo spettacolo all’Anci, fino alla condotta sarda di Slow food con cui vengono organizzate iniziative. «Cerchiamo di puntare su proposte insolite, creando un’offerta di visite culturali in pieno stile Touring. Ovvero gruppi ristretti di una trentina di persone che non vanno a fare passeggiate, ma a conoscere meglio i luoghi e incontrare i protagonisti dei territori» aggiunge Sardi. «Si visitano monumenti meno conosciuti, creando però occasioni uniche, coinvolgendo i curatori o i direttori dei vari musei e siti archeologici» prosegue Sardi. Il prossimo passo è l’apertura del Club del Territorio a Cagliari, il modo per dare un punto di riferimento a tutte queste attività, attirando nuovi soci e continuando a far crescere un gruppo di persone che abbia a cuore un turismo diverso, dolce e sostenibile. «E proprio in questo senso come Tci locale siamo in prima linea nel sostenere le battaglie di Amodo per tutelare i trenini verdi della Sardegna che le Ferrovie vorrebbero invece dismettere, a partire dalla stazione di Palau marittima. Un controsenso in un’epoca in cui si dovrebbe promuovere il turismo dolce per valorizzare l’interno» aggiunge il console Ferraro. Perché la partita per il futuro del turismo in Sardegna si gioca soprattutto all’interno dell’isola.
«Quella sarda non è una cultura monolitica ma un insieme di culture che si diversificano, si affermano e si conservano in ogni paese e zona dell’isola» afferma Franco Iseppi, presidente Tci. I demografi prospettano un futuro prossimo, nel 2025, di una Sardegna a ciambella, con tutta la popolazione concentrata nelle aree costiere e il resto spopolato. «Un’isola che diventa cratere: vuota dentro. E che così perderebbe la sua identità profonda, da sempre legata alle zone interne piuttosto che a quelle costiere» spiega l’antropologo Pietro Clemente. Zone interne che il Touring promuove con il progetto Bandiere Arancioni, marchio di qualità che in Sardegna è assegnato a sei Comuni: Aggius, Galtellì, Gavoi, Laconi, Oliena e Sardara. «Si dovrebbero riattivare territori marginali grazie a un turismo di piccoli numeri in piccoli luoghi, legato all’artigianato, all’enogastronomia di qualità e alle produzioni culturali. Il turismo contribuisce in modo fondamentale a tenerli vivi, ad aumentare le loro capacità di resistenza, perché di questo si tratta» aggiunge Clemente. «La ricchezza della Sardegna è la Sardegna stessa. In ogni modo l’appartenenza a un mondo globale deve essere compatibile con il mantenere la propria identità. Sono certo di capire coloro che credono che il suo futuro sia legato al passato, purché sia un passato non da museificare ma da valorizzare e vivere con cura e creatività nel tempo presente, creando cultura» conclude Franco Iseppi. E il sostegno alla cultura che si fa impegno civile è da sempre il paradigma di azione del Touring Club Italiano.