Il Prado, la collezione del re che divenne Museo

E pensare che doveva essere tutt’altra cosa. Eh sì perché Carlo III di Spagna, duca di Parma e di Piacenza, re di Napoli e di Sicilia, quando, nel 1785, incarica l’architetto Juan de Villanueva della costruzione dell’edificio che, oggi, ospita il Museo del Prado, vuole farne un gabinetto di scienze sociali. L’operazione non va in porto. Passano più di trent’anni e Fernando VII, nipote di Carlo III e ultimo sovrano assoluto, spronato dalla moglie, la regina María Isabel de Braganza, decide di utilizzare il palazzo per mettere in mostra la sua personale collezione d’arte.
Il 18 novembre 1819 la Gazeta de Madrid annuncia per il giorno dopo l’apertura del Museo del Prado. «L’obiettivo – scrive il giornale – è propagare il buon gusto in materia di belle arti, abbellire la capitale del regno e contribuire al lustro e allo splendore della nazione.» L’esposizione conta 311 quadri, tutti provenienti dal patrimonio reale, tutti di autori spagnoli.
Duecento anni dopo, vanta una collezione di 8.600 quadri, e più di 700 sculture. Il Prado: un museo che riflette la storia della Spagna. E che ha vissuto glorie e tragedie. Nel 1870, dopo la rivoluzione liberale che mette fine al regno di Isabel II, passa da reale a museo nazionale. Nell’agosto del 1936, un mese dopo l’inizio della Guerra Civile, chiude al pubblico. Le opere d’arte prendono la strada dell’esilio: prima Valencia, poi Barcellona, poi Figueres, per approdare nella sede della Società delle Nazioni a Ginevra. Durante la lunga dittatura franchista il museo sonnecchia, è utilizzato dal regime come il salotto buono da mostrare agli inviati di rango. Ma con il ritorno della democrazia il Prado riprende vita.
Oggi è un simbolo della cultura spagnola e una delle grandi istituzioni museali europee che nel 2018, ha fatto registrare quasi 3 milioni di visitatori. Per vedere le meraviglie di Goya, Velázquez, Bosch, Rubens, Tiziano, Botticelli, Caravaggio, Brueghel, Artemisia Gentileschi, El Greco bisogna aver pazienza e far la coda. Ne vale la pena anche solo per vedere El perro semihundido di Goya o per osservare, con calma, la Gioconda del Prado, la copia più preziosa al mondo della Monna Lisa.