Inchiesta: Dove andranno gli italiani in vacanza?

L'indagine del Centro Studi del Tci sulle vacanze degli italiano in questa estate 2019. Stessa spiaggia stesso mare? O vince la montagna?

Da sette anni il Centro Studi Tci realizza l’Osservatorio vacanze per capire come cambiano i comportamenti di viaggio. Tra il 28 e il 31 maggio è stata realizzata un’indagine online con la community del Tci, composta da più di 300mila persone, per cogliere le tendenze dell’estate. Sono stati analizzati i risultati di oltre 2.500 questionari. Ecco le risposte.

Una community di viaggiatori
La community Touring dimostra in modo evidente la sua forte vocazione al viaggio: oltre il 90%, infatti, si concederà almeno una vacanza nel periodo giugno-settembre 2019. La maggior parte ha le idee chiare: il 33% farà soltanto un viaggio, il 30% due, mentre una minoranza (13%) addirittura più di due. Resta un 18% che andrà in vacanza ma che non ha ancora deciso quanti viaggi farà: una quota più alta rispetto al 2018 (14%) che significa, probabilmente, che la pianificazione delle vacanze quest’anno avverrà più sotto data.

Quando si parte
Le partenze si concentreranno in agosto (36%) e a seguire in luglio (30%). Nonostante negli ultimi anni settembre sia stato preferito a giugno, per l’estate 2019 si riscontra invece un equilibrio (entrambi al 14%): si andrà dunque in vacanza in anticipo rispetto all’anno scorso. Mediamente si starà fuori casa per 12 giorni.

Una stagione incoraggiante
Confrontando i comportamenti di viaggio del 2019 con quelli del 2018 emerge un quadro incoraggiante per il turismo degli italiani: il 59%, infatti, farà un numero di viaggi simile allo scorso anno (il 22% ne farà addirittura di più), il 63% afferma che la durata sarà invariata mentre il 16% farà viaggi più lunghi. Il dato più positivo è quello della propensione alla spesa: il 43% ha una disponibilità analoga al 2018 mentre arriva al 32% la quota di coloro che spenderanno di più.

Le destinazioni preferite
L’estate 2019 sarà all’insegna delle località italiane (59%): rispetto al 2018, però, cresce la quota di quelle estere che passano dal 39% al 41%. Ciò spiega anche il dato più elevato del ricorso al canale dell’agenzia tradizionale (21%), che invece si era fermato nel 2018 al 19%. Le destinazioni estere preferite sono la Grecia (13%) con Creta, Isole Cicladi e Peloponneso, seguita da Francia (12%) con Corsica, Normandia e Provenza, e Spagna (10%) con Andalusia, Barcellona e isole Baleari; mentre sono ancora quasi assenti le mete della sponda sud del Mediterraneo.In Italia, le regioni più scelte sono Trentino-Alto Adige (18%) con val di Fassa, val Gardena e val Pusteria, Sardegna (13%) con la Gallura e la costa cagliaritana e Puglia (12%) con Salento, isole Tremiti e Gargano. Rispetto all’anno scorso, salgono in classifica Sardegna e Puglia a scapito della Sicilia, quarta. Per le vacanze domestiche si conferma poi la tendenza a soggiornare in una località-base e a effettuare escursioni in giornata (36%), oppure a trascorrere vacanze stanziali (34%), al contrario di quanto avviene per l’estero, dove prevalgono i tour (70%).

 

 

Quali vacanze?
Pur consapevoli che ormai non esistono più vacanze “monotematiche”, abbiamo comunque chiesto di indicare la tipologia di destinazione per la vacanza estiva: dominano le località balneari (42%), in lieve calo rispetto al 2018, seguite dalle città d’arte (23%) che invece crescono rispetto al 19% dell’anno scorso. La montagna (17%) è stabile mentre meno rilevanti in questa stagione sono le mete rurali (6%). Le vacanze estive sono familiari per antonomasia: il 65% della community, infatti, dichiara che partirà con il partner e/o i figli mentre il 18% si muoverà con il gruppo allargato di famiglia e amici.

Come ci si informa?
Un terzo degli iscritti alla community Touring ha dichiarato di non aver bisogno di reperire notizie particolari in quanto ha scelto destinazioni note. Per chi, invece, cerca informazioni, la rete è il canale principale (33%), soprattutto i siti di destinazione e quelli di operatori specializzati come il Tci.

Le strutture ricettive preferite
Hotel e villaggi turistici sono scelti dal 49% dei partecipanti, seguono gli appartamenti in affitto (21%) e i campeggi (10%). Per il terzo anno consecutivo c’è una contrazione significativa dell’utilizzo delle seconde case di proprietà (6%), sintomo di una situazione economica meno critica del passato. Interessante, poi, è la valutazione delle strutture. A prescindere da tipologia e numero di stelle, la pulizia è l’elemento più importante: quasi 5 su una scala da 1 a 5. Per gli hotel, molta rilevanza è data alla ristorazione (4,1), ad aspetti strutturali come ampiezza e comfort della stanza (3,9) ma anche alla possibilità di reperire informazioni sul territorio e prenotare servizi specifici in reception (sempre 3,9). Per le strutture extra alberghiere, il contesto naturale in cui si situano è essenziale (4,4) così come, anche in questo caso, le informazioni sulle attività da svolgere in zona (4,1).

Perché si va in vacanza
La vera novità dell’estate 2019 è che la prima motivazione che spinge la community Touring a partire è quella di “conoscere/imparare” (31%) e, solo in seconda posizione, “staccare la spina” (27%), seguita da “stare insieme ai miei cari” (16%). Questo modo speciale di intendere la vacanza emerge anche dalla rilevanza assegnata alle attività che si intendono effettuare: le visite culturali sono imprescindibili (4,2 su una scala da 1 a 5) così come le escursioni nella natura e la conoscenza delle tradizioni e delle comunità locali (entrambe 4) seguite dalle esperienze enogastronomiche (3,7): ciò mette in evidenza l’attenzione al territorio e la ricerca di autenticità.

La questione overtourism
Infine, abbiamo posto qualche domanda su un tema che riguarda molte destinazioni turistiche italiane e straniere: l’overtourism. Effettivamente quella del sovraffollamento è un’esperienza molto diffusa: la maggior parte degli iscritti alla community (57%) ha confermato di averla provata almeno una volta negli ultimi anni. L’overtourism infatti non è solo una minaccia per destinazioni e residenti, ma può anche incidere sulla qualità della visita costituendo un’arma a doppio taglio per il turismo stesso: non è un caso dunque che per i partecipanti tenda a condizionare effettivamente in modo negativo l’esperienza (3,6 in una scala da 1 a 5).