di Marta Calcagno Baldini | Fotografie di Marco Garofalo
Continua il periodo magico della metropoli lombarda. Dopo Porta Nuova, l’Isola e l’area dell’Expo, rinasce con un nuovo nome il quartiere popolare a nord di Loreto. Negozi, locali, atelier di giovani artisti aprono tra viale Monza e via Padova, periferia difficile ma anche luogo d’incontro e fucina di idee
Nolo è, anzitutto, il numero 1. Perché è il quartiere milanese sulla bocca di tutti per la voglia di rinascita e come fucina di nuove idee urbane e perché nella zona a Nord di Loreto, inteso come piazzale Loreto, parte e arriva il tram numero 1, con le carrozze progettate tra il 1927 e il 1930. Piazza Morbegno è il cuore del quartiere Nolo, appellativo che da tre anni riunisce sotto di sé vari distretti di Pasteur, Turro, Greco e via Padova, tra palazzi solidi e popolari: «Il nome Nolo l’ha inventato uno studio grafico che si chiama La Tigre» racconta Matteo Russo, 29 anni, il creatore del Ghe pensi mi, ‘Ci penso io’ in milanese, uno dei locali che si affacciano su piazza Morbegno e che stanno contribuendo a tracciare una nuova storia della zona. Ma Nolo non sarà solo un fenomeno di marketing per alzare i prezzi delle case? «La rinascita della zona è reale, ma sta già provocando l’aumento dei prezzi. E mancano ancora servizi e infrastrutture», spiega. Eppure Matteo è stato tra i primi giovani che hanno scelto di mettere radici qui: «L’ho fatto perché non c’erano punti di interesse per gli abitanti». Il Ghe pensi mi serve birre alla spina, cocktail e panini. C’è una piccola sala sul retro dove ogni sera ci sono stand up comedy, cabaret (che poi finiscono al vicino Zelig), concerti, vinil-set. «Lavoriamo molto per far stare insieme le persone», chiosa. E funziona: all’ora dell’aperitivo piazza Morbegno è gremita di giovani.
Giovani che affollano anche Bici e Radici, aperto in via D’Apulia da Marco, 44 anni, e Stefania, 40. Nelle vetrine tante specie di piante e modelli di bicicletta oltre ad accessori per il viaggio a pedali. Si vendono e riparano bici, si possono acquistare fiori e composizioni. «Abbiamo aperto senza una strategia di mercato – dice Marco – semplicemente unendo le nostre passioni: Stefania i fiori e il verde, io la bicicletta». A Bici e Radici si organizzano anche corsi vari e c’è anche un piccolo bar (fiore all’occhiello, lo zibibbo di Pantelleria).
Tra i negozi a Nolo, più che concorrenza si avverte una solidarietà di quartiere. A pochi passi, in via Venini, c’è Hug, ex fabbrica di cioccolato riciclatasi luogo di accoglienza. Anche qui grande spazio è dato alla bicicletta: collaborando con Wonder Ride organizzano giri in bici a Milano e dintorni. Hug si definisce “luogo d’incontro per i cicloviaggiatori”, mette a disposizione meccanici e ciclofficina e tutte le settimane dedica una serata alle due ruote: proiezioni di film e presentazioni di libri a tema, incontri per appassionati di ”ciclo-viaggi”. Anche qui si mangia e si beve, aperitivi, merende o colazioni con prodotti stagionali e bio, ed è anche una sede per smartworking nonché ostello con 12 posti letto. Al giovedì prima dei concerti jazz, le signore del quartiere si ritrovano per lavorare a maglia, mentre venerdì sera è dedicato ai genitori con bambini: papà e mamma cenano tranquilli mentre il bimbo è affidato a una tata. Il locale fa anche da portineria per il quartiere, ha una piccola biblioteca e una galleria d’arte.
Nolo appare una zona della città in cui la libertà è basata sul rispetto e la convivenza con le idee altrui. Come al NoLoSo, in via Varanini, ancora dalle parti di piazza Morbegno. Il locale è stato (ri)aperto da Gianni, 38 anni, cuoco: «Questo era il classico bar sport, un luogo di ritrovo per i pensionati». Ora i colori e gli arredi stile anni ottanta creano un’atmosfera originale e casalinga allo stesso tempo: «L’ho disegnato io – dice Gianni –. Vorrei che ci si sentisse come a casa». Il fascino del NoLoSo sta nell’essere un locale allegramente gay: brunch la domenica, dj set il venerdì. E poi c’è Renée Coppedè (Spice Bomb), la drag queen che è anche maestro di violino. Viene una volta al mese per i suoi spettacoli-concerto. Il cocktail bandiera del locale è il NoloReggo (gin, sambuca, tabasco, lime, birra allo zenzero).
Dalle novità alla tradizione: sempre in via Venini si trova il Pasta e Fagioli, dal 1974 ristorante a gestione familiare. Se ne occupano Cristian e Mariangela, giovane coppia con due bimbi: «Qui ha aperto la mia bisnonna arrivata dalla Puglia con 5 figli – racconta Cristian –. Quando ero piccolo io in zona vivevano solo italiani, nel 1999 è arrivata l’immigrazione. Sono stati anni difficili, ma ora è un quartiere completamente nuovo». Si respira aria di Puglia tra un ottimo piatto di orecchiette con le acciughe e uno di polpette al pomodoro, e il pane è fatto in casa. «Supporto le nuove iniziative del quartiere come il Festival di SanNolo – prosegue Cristian –. Mi piace la nuova energia che sta nascendo in queste vie». Il festival è una gara canora che si svolge a marzo nel vicino Cinema Beltrade, in via Oxilia. È nato quasi per scherzo, «ma sono venute anche Malika Ayane e Arisa», racconta Christian D’Antoni, uno degli ideatori dell’evento oltre che di The Way Magazine, giornale online di arte, cultura, aggregazione.
Vicino al Beltrade, sempre in via Oxilia, ecco la sede di Radio Nolo creata da un gruppo di vicini di casa che si sono conosciuti grazie alla pagina Facebook “NoLo Social District”. Radio Nolo racconta la vita del quartiere, e le notizie non mancano. Ha seguito pure la prima edizione della BienNolo, fiera d’arte contemporanea ideata da Carlo Vanoni, classe ‘66, nato in Valtellina, oggi noler (abitante di Nolo in gergo), attore e autore teatrale. La prima edizione si è tenuta a maggio negli spazi dell’ex laboratorio panettoni G. Cova&Co in via Popoli Uniti, ha riunito 37 performer milanesi, italiani e non, e ha lanciato Nolo anche come quartiere di artisti. Tra le numerose iniziative create in quei giorni Habitat, una Fuori Biennolo ideata dallo Studio Pace 10 – con sede in via D’Apulia 16 –, ovvero la coppia Gianfranco Maggio e Monica Scardecchia, salentino lui, abruzzese lei.
Ma sono tanti, dicevamo, gli artisti che si sono trasferiti qui. Come Davide, in arte Mataro da Vergato. Si definisce «performer, ballerino classico, musicista e pittore digitale», ha uno studio in via Termopili e abita a 100 metri da qui. «Amo molto questo quartiere. Spero che il mio studio possa diventare un luogo dove le persone si incontrino, si parlino, e gli artisti non siano costretti a competere». Ci riceve con una tazza di rooibos (tè rosso africano), fra il suo Cenacolo di cinque metri per tre e una lira da lui stesso costruita, con cui accompagna i suoi canti in greco antico: un artista naïf. Davide ci accompagna al Bar Varisco, in via Pietro Crespi, gestito dalla stessa famiglia dal 1948. È un caposaldo del quartiere. «Nel periodo più difficile, abbiamo creato il “Comitato autonomo Crespi”» racconta Luciana, titolare con il marito Domenico Sasanelli. «Ci siamo uniti tutti, negozianti, residenti e artisti, organizzando feste in strada e varie iniziative. Ora sono rispuntati i tavolini all’aperto. Senza fare cose straordinarie ci siamo ripresi l’area. Nolo o non Nolo, questa è una zona che ha la sua storia e la sua vita e vanno rispettate».
Il Mercato comunale rionale, in viale Monza, è un altro punto di riferimento di Nolo. Costruito nel 1933 come uno dei primi mercati coperti comunali di Milano, oggi è sotto la tutela dei Beni culturali. «Ma è soprattutto un luogo dove si incontrano le persone» dice Paolo, pugliese, ristoratore da più di 50 anni. Ha aperto qui la Taverna dei Terroni, ristorante che si rifornisce di pesce fresco dalla bancarella di fronte. Una decina di tavoli e un ambiente vivace, per una clientela spesso composta dai giovani artisti della zona. La Taverna organizza appuntamenti e collabora con le altre realtà di Nolo, come fa la Salumeria del design, il “bar-progetteria” in via Cecilio Stazio, creato da Giulia Durante, designer di 34 anni. Anche Giulia è promotrice di diverse iniziative nella zona. Come Magnam, un tour per i migliori ristoranti e locali di Nolo, o il Mercatino delle pulci pettinate che coinvolge gli artigiani di quartiere in via Stazio e dintorni una domenica al mese. La Salumeria è convenzionata con il Touring Club. «Credo che le persone che viaggiano siano curiose di scoprire luoghi come questo. E poi per me far parte di una associazione turistica storica come il Tci è bello e importante». L’aperitivo è realizzato sempre con prodotti italiani e servito in un clima allegro.
Se la Salumeria è arredata con oggetti vintage e di modernariato, è grazie a Emanuele, 28 anni, fratello di Giulia. Con Federico Bellucci, 39 anni, cinque anni fa ha aperto il Magazzino 76 in via Padova, un ampio spazio in cui si cammina tra sedie e poltrone di tutti i tipi, vasi, divani, tavoli e comodini: «Acquistiamo, restauriamo e rivendiamo». Anche al Crazy Art, in via Merano, si trovano arredamenti vintage e materiali per set tv e spot pubblicitari. Anche qui l’ambiente è zeppo di mobili: scatole, tavoli, poltrone, e ci sono due collezioni visitabili, una di costumi e materiali da circo e una di oggetti e abbigliamenti usati nelle case chiuse. «Siamo qui dal 2013, ma esistiamo dal 1971 – dice Giada, che con la sorella Chiara e la madre Rossella cura e gestisce lo spazio –. Nostro padre, Giancarlo Ramponi, era vetrinista per boutique d’alta moda e gioiellerie».
Siamo accanto al Parco Trotter, ex ippodromo, poi scuola d’avanguardia per bambini con problemi psicofisici, oggi area verde di Nolo. In questi e altri spazi, compreso Zelig cabaret (più avanti lungo viale Monza) e la palestra CrossFitNoLo, si sviluppa il festival milanese di teatro Nolo Fringe Festival, con proposte off.
Poco dopo il parco, su via Padova, entriamo al Ligera: «Questo è l’East of Loreto, dove il vento soffia ancora» ironizza Federico. È uno degli artefici della rivitalizzazione di via Padova. Il nome del locale, “ligera”, richiama la malavita milanese. Al piano terra tavolini e bancone, nel seminterrato uno spazio per concerti, proiezioni di film insoliti, mostre, presentazioni di libri. È un centro culturale underground, un punto di ritrovo «in un quartiere popolare, che non vorremmo venisse snaturato. Certo, nell’area oggi chiamata Nolo c’è una gentrificazione in atto. In via Padova stanno arrivando tanti giovani. Costa meno di altre zone della città». Qualcosa è cambiato: da via Don Orione parte anche un trenino turistico che fa il giro di via Padova. «Sul turismo in via Padova ora si preparano anche tesi di laurea. Si aprono studi, coworking e atelier. È un quartiere che ha del potenziale. E tra i graffiti di via Pontano, dove c’è la bocciofila Caccialanza, sulla massicciata ferroviaria, diversi artisti di strada hanno realizzato interventi molto belli», aggiunge Federico. È diventato quasi un museo a cielo aperto. Ligera ha anche fondato l’omonima casa editrice che pubblica racconti e romanzi noir che spesso hanno come ambientazione proprio il quartiere.
A pochi passi si trova Il covo della Ladra, libreria specializzata in gialli aperta da Mariana, 28 anni. Nolo ha risposto molto bene all’arrivo di una nuova libreria tanto che, in via delle Leghe, dalle parti di piazza Morbegno, un anno e mezzo fa ha aperto Noi, un’altra libreria: «Qui si respira l’aria di paese di una volta – dice Alice, la proprietaria.– Vogliamo essere un punto di ritrovo». Si può venire infatti anche solo a leggere (sul retro c’è un giardino arredato) o a seguire le attività che la libreria organizza. «Siamo specializzati in graphic novel e libri illustrati, la nostra passione – continua Alice –, in più c’è un’area rinfresco che offre caffè, tè e diventerà un vero e proprio bar».
Certo, a Nolo non sono tutti così disponibili. Da GBL Guitars, negozio di chitarre elettriche in piazza Morbegno Carlo Landi, 60 anni, è stato chiaro: «Vorrei mandare via il 70 per cento della gente che arriva qui». Poi racconta: «Sono arrivato da queste parti nel 1989: fino al ’93 c’era la scuola di Franco Mussida della Premiata Forneria Marconi. Io ero con loro, poi si sono trasferiti. Ho suonato con il bluesman Fabio Treves, che abita qui vicino, e tutto quel giro lì, poi ho seguito un corso di liuteria e ora costruisco chitarre». Come Treves, anche Emilio Isgrò, artista, scrittore e designer, è da tanti anni un noler: «Milanese è chi vive in questa città e le dà qualcosa. Poi Milano restituisce sempre» dice Gunnar Cautero, proprietario dell’Osteria della Stazione in via dei Popoli Uniti, citando le parole di Isgrò, un habitué nel suo ristorante. Friulano trasferito sotto la Madonnina nel 1966, ristoratore ed esportatore della cucina della sua regione, tanto imponente fisicamente quanto accogliente, giocatore di rugby ed ex alpino, Gunnar sintetizza il suo amore per Nolo: «La verità è che in questo quartiere ci si sente subito più liberi».