di Isabella Brega
I piccoli borghi hanno grandi sogni. Come a Tollo, in provincia di Chieti, 4.100 anime e un progetto di portata internazionale: fare iscrivere nella lista dei beni Patrimonio dell’umanità Unesco il paesaggio rurale della pergola abruzzese. Una candidatura portata avanti dal volitivo e vulcanico sindaco Angelo Radica, presidente delle Città del Vino, per tutelare e valorizzare il patrimonio paesaggistico, fortemente vitato, dell’area teatina, ma al tempo stesso anche i saperi di un popolo. Elemento identitario fondamentale per l’economia locale, chiamata anche capanna o tendone, la pergola esprime il valore di un territorio e dei suoi prodotti, gli storici e super premiati Montepulciano d’Abruzzo e Trebbiano d’Abruzzo, a cui si affiancano Cococciola, Passerina e Pecorino. Questo paesaggio di interesse storico, reso omogeneo e unico da questo metodo di gestione della vigna adottato da centinaia di aziende con una estensione media di quattro ettari, dà vita alle geometrie perfette dell’Abruzzo collinare. Punta di diamante della viticoltura abruzzese, la provincia di Chieti ha saputo adeguarsi alle esigenze del mercato. Fino agli anni Ottanta infatti qui si produceva uva da tavola, abbandonata nel decennio successivo per quella da vino. Gli anni seguenti hanno invece visto investire sulla qualità e puntare all’eccellenza, mentre oggi la parola chiave è sostenibilità.
La pergola ha accompagnato questa evoluzione, rispondendo a tutte queste esigenze. Grazie al suo apparato fogliare infatti il sistema di allevamento della pergola, con una potatura a corto raggio, è in grado di rispondere ai cambiamenti climatici e all’innalzamento delle temperatura. La sua copertura fogliare, che offre un’ottima aerazione, permette infatti la fotosintesi ma evita che i grappoli vengano colpiti direttamente dai raggi solari e mitiga il calore del riverbero del suolo, impendendo quindi la disidratazione dell’uva e favorendo l’aumento della gradazione zuccherina. La criticità della pergola, che ha un rendimento del 90% contro il 50-60% di quella a filare, è la lavorazione, scarsamente meccanizzabile, cosa che alza i costi di produzione. Forte del successo dei suo vini, Tollo è pronto ad aprirsi all’enoturismo, puntando sul suo Enomuseo, e su cantine d’eccellenza come Feudo Antico, la cui produzione si concentra principalmente sulla Docg Tullum, e il cui moderno showroom sorge sui resti, visitabili, di una villa romana di epoca imperiale, la pluripremiata Cantina Tollo, una delle più importanti realtà del panorama italiano, e Auramadre, con i suoi vini biologici: tre aziende per un totale di 2.700 ettari di superficie vitata, 700 viticoltori associati, 14 milioni di bottiglie. Ma Tollo vuol dire anche Vigneti Radica, tra i primi a introdurre la coltivazione di Pinot Grigio e Pecorino, l’ottimo Birrificio Ordeum, che produce anche olio, le Distillerie Kursaal, con le loro essenze naturali e l’Arzente, fortunato connubio fra acquavite da uve pregiate ed essenze estratte dagli agrumi dell’azienda agricola. E per gli amanti del trekking, la bella Cantina Dora Sarchese, nella vicina Ortona, posta lungo il Cammino di S. Tommaso, vanta una fontana di Montepulciano ricavata in una mezza botte, e un impianto di mille viti a forma di Rosa dei venti che produce poche preziose bottiglie di Nitae, sulle quali è incastonato uno Swarovski.