La viaggiatrice. Prima che la Siberia diventi verde...

In tempi di viaggi limitati non resta che osservare il paesaggio della Siberia su youtube. Ora però, perché tra qualche anno potrebbe essere molto diverso

Mai come in questi due anni bui di pandemia mondiale ho viaggiato tanto e in uno dei luoghi più ardui e ostili sulla Terra: la Siberia. Con mio nipote di sette anni camminiamo per ore nella taiga, incontriamo allevatori di renne e pescatori, scivoliamo sulle acque dell’immenso fiume Lena. Tutto su YouTube, naturalmente, e con un oscillante sentimento di forte attrazione per luoghi che conservano l’aspetto del mondo il giorno dopo la sua creazione e di repulsione per la sua impossibilità di viverci, a cominciare dalla temperatura più bassa dell’emisfero, in Yakuzia, meno 60 gradi l’inverno e più 40 l’estate, con un’umidità insopportabile e l’assedio permanente di nugoli di insetti grossi come coleotteri.
Se c’è una terra destinata a trasformarsi nei prossimi decenni a causa del cambiamento climatico è tuttavia proprio la Siberia, estesa dai monti Urali all’Oceano Pacifico, e destinata a diventare piacevolmente abitabile e soprattutto molto fertile. Tanto che il presidente Putin ha lanciato nel 2016 un ambizioso progetto di regalare due acri e mezzo (un ettaro) nel lontano estremo oriente siberiano a ogni cittadino russo che ne faccia richiesta, purché vi si trasferisca e si metta a coltivare riso, orzo, grano, soia. Surfeggiando in rete si incontra subito un sito premuroso che in tono confidenziale ti chiede: «Dimmi quanta terra vuoi comprare e io ti invierò per email le cinque migliori opzioni nella regione siberiana, ma prima se sei straniero, leggiti la guida qui sotto».
Ma ecco che quella che potrebbe sembrare una buona notizia, una nuova riserva di cibo mentre altre si estingueranno per la siccità, si rivela invece una terribile minaccia. Lo strato fertile dei terreni che verrebbero coltivati in Siberia contiene un terzo della quantità di carbonio organico del mondo che entrerebbe in contatto con l’atmosfera diventando con l’ossidazione anidride carbonica, un ulteriore, potente contributo al riscaldamento globale. Per non parlare dello scongelamento del permafrost, e del risveglio di virus congelati da centinaia di migliaia di anni, una catastrofe irreversibile. Sembra ormai impossibile che ci sia una soluzione senza risvolti ancora peggiori dei problemi che sembrava risolvere. Non voglio spaventare mio nipote più di quanto già non lo sia, torniamo a navigare sul Lena, a bere con le mani la sua acqua purissima, a incantarci di fronte alle forme a pinnacolo delle rocce, ad ascoltare gli Yakuti, un popolo antico capace di vivere nei luoghi più estremi del mondo, di amarli e non abbandonarli, a osservare gli animali indisturbati nelle foreste, orsi, uccelli, lupi, cavalli, cervi muschiati, branchi di migliaia di renne, a salire sui lividi vulcani della penisola di Kamchatka, immersi in una luce e in un silenzio che sembra regnare solo qui. Ancora per poco.

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