di R_Scialpi
Può sembrare un cavillo per appassionati di legal thriller. O civilisti agguerriti. In realtà si tratta di un passo avanti molto importante per la sicurezza stradale. Per la seconda volta in meno di due mesi, infatti, la Corte di Cassazione, ha sancito che l’utilizzo di una calamita (o altro dispositivo) per neutralizzare il cronotachigrafo non è solo una questione da Codice della Strada, ma è un reato da Codice Penale.
Il trucco della calamita
Di che cosa parliamo. Pochi (o molti) sanno che gli autisti di autobus e camion hanno tempi di guida e riposo prestabiliti: è una materia complicata ma, semplificando, si può dire che devono fare 45 minuti di pausa ogni quattro ore al volante.
A documentare il rispetto della norma provvede il cronotachigrafo, uno strumento elettronico posto nel cruscotto e sigillato. Prima di partire l’autista inserisce la propria card elettronica, si identifica e il sistema registra tempi di guida e velocità del veicolo.
Ormai da un paio d’anni, però, molti autisti hanno scoperto che la presenza di una calamita in una posizione strategica (e mi fermo qui) permette di ingannare lo strumento digitale. E guidare senza limiti di tempo e velocità.
Un agente della Polizia Locale con un magnete rinvenuto su un autocarro.
Le bombe su ruote
Grazie al trucco della calamita non pochi autisti (e aziende) dell’Est europeo di pochi scrupoli stanno facendo di tutto e di più: camion che viaggiano senza mai fermarsi, altro che per il rifornimento, per 12-16 ore, autisti che guidano senza fare pause per settimane.
E le conseguenze chi percorre le autostrade un po’ spesso le ha sotto gli occhi: il numero dei sinistri che coinvolgono autocarri è in forte crescita in tutta la Ue.
Le contromisure
Le polizie di tutta Europa da due anni fanno i salti mortali per individuare i “furbi”. È cronaca recente in Germania un capopattuglia della Stradale che usa un metal detector del genere usato dai cacciatori di rottami metallici per ispezionare i camion e trovare i magneti.
Come ovvio, però, una simile pratica truffaldina può essere più facilmente scoraggiata se chi è colto con le mani nel sacco non se la cava con una multa, seppure salata, e un buffetto sulla guancia.
Cronotachigrafi "taroccati" col magnete e sequestrati dalla Stradale.
La denuncia penale
Ecco il motivo per cui, ormai da più di un anno, quando gli organi di polizia italiani fermano un camion col tachigrafo manomesso non si limitano a elevare all’autista una sanzione in base all’art. 179 comma 2 del Codice della Strada, ma attivano la procedura per la contestazione del reato previsto dall’art 437 del Codice Penale “manomissione di apparecchi atti alla prevenzione di infortuni sul lavoro”.
E, ovviamente, la prospettiva di un processo penale e una condanna in quella sede è un deterrente ben più importante della semplice multa.
Il ruolo della Cassazione
Le contestazioni penali agli autisti “disinvolti” non hanno trovato d’accordo tutto il mondo della Giustizia italiano: molti Gup, nel caso più recente a Livorno, hanno cestinato la segnalazione con “non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato”.
Ma una prima sentenza dello scorso 12 luglio e un’ulteriore dell’11 settembre, entrambe della Suprema Corte, hanno sancito che “se l’imputato, oltre a manomettere il dispositivo, ha circolato alla guida del veicolo risponde di due illeciti indipendenti: penale (ex art. 437 CP) e amministrativo (ex art. 179, c.2 CdS)”
Grazie alla Cassazione, quindi, da lunedì 11 settembre si può sperare che le nostre strade divengano un po’ più sicure.
