In Viaggio con Gaia. Karakorum, dove due continenti si scontrano.

Eccomi di fronte al monumento alla geologia, un monumento un po' funereo, devo dire. Nera e lucida roccia, come la pelle di una foca appena uscita dall'acqua, ma dura come solo la roccia può essere.

Qui è dove il continente eurasiatico e il cosiddetto sub-continente indiano si incontrano. O, per meglio dire, si scontrano. È la cicatrice tra due continenti che non si vogliono cedere il passo. Separati da un oceano, la Tetide, per centinaia di milioni di anni, i due continenti si sono scontrati 55 milioni di anni fa. Certo, si tratta di uno scontro geologico, una collisione al rallentatore, avvenuta alla precipitosa velocità di 18 centimetri l'anno nel suo momento di impatto. Una velocità, mi credere, da brivido per un continente, quello indiano, che ha incontrato sulla sua strada verso l'emisfero boreale il colossale ostacolo della Eurasia. L'impatto e la spinta ha generato la catena alpino-himalayana e la provincia montuosa del Karakorum.

 

 

La placca indiana sta ancora spingendo attivamente cercando di incunearsi sotto quella euroasiatica. Tant'è che l'Himalaya si sta ancora sollevando al ritmo di 4-6 centimetri l'anno.

Questo monumento segna la linea che, secondo i geologi separa i due continenti. Il monumento si trova a fianco della polverosa strada che collega Gilgit a Karimabad, nel cuore del Karakorum pakistano, in un cuneo conteso tra Pakistan e India, con una Cina appoggiata da un lato e il bellicoso Afghanistan dall'altro. Le rocce scabre, corrose ed erose, di quest'area raccontano una storia di crolli, erosioni, di fratture e torrenti impetuosi che hanno scavato il loro passaggio tra rocce di solido granito e gneiss.

C'è tanta luce. L'aria è calda e secca. Qualche auto passa senza fermarsi. Poi un camion tutto decorato, imponente e rumoroso come un elefante imbizzarrito ma rallentato da catene pesanti. Non è la Via della Seta degli antichi mercanti, ma il luogo non ha perso il suo fascino. Un fascino che ora è ancora più grande e che verrà tutelato per le generazioni future grazie alla istituzione del Karakorum National Park, a cui l'Italia ha contribuito tramite diversi progetti di collaborazione istituiti dall'Ev-K2-CNR.

 

 

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