Non è un caso che la parola Mediterraneo sia una di quelle più ricorrenti, più attraenti, più cliccate e usate nei più diversi ambiti, dalla moda alla cronaca, dalla gastronomia a ovviamente al turismo. Questo Mare Nostrum continua nel bene e nel male a essere protagonista e presente nel nostro immaginario, testimone e complice di storie, avventure e disavventure, esplorazioni, naufragi, traffici commerciali e scambi culturali senza paragoni da qualche millennio.
Il modo più comune per raccontarlo è stato ovviamente attraverso il racconto della navigazione e della marineria. E tutto quello che testimonia la vivacità e la ricchezza del rapporto tra le diverse civiltà che hanno attraversato il Mediterraneo non poteva che raccogliersi nei musei del mare.
Ora la cosa interessante è che proprio Genova, storica repubblica marinara, con il suo Galata è diventata la capofila di tutta la rete dei 40 musei del mare, sparsi in 12 paesi costieri (dalla Spagna a Monaco, dalla Francia alla Croazia, dalla Grecia alla Turchia all'Algeria...). Un museo, quello genovese, che vale già da solo una visita nella città della Lanterna. Capolavori dell'arte dell'artigianato e della storia marinara, una intera galea del 600 visitabile, ricostruita proprio nel cantiere navale dove venivano costruite queste grandi navi a remi, e poi carte di navigazione, portolani, mappe e carteggi, ricostruzioni interattive in 4 d, visite immersive nel drammatico mondo e della miserabile permanenza degli emigranti italiani nelle terze classi dei grandi transatlantici diretti negli Usa e in Argentina. Da non perdere per contrasto, anche una emozionante mostra a bordo della ricostruita passerella di quella che fu all'epoca il più efficace testimonial sugli oceani dello stile di vita italiana del secondo dopoguerra, vale a dire la splendida Andrea Doria, “la nave più bella del mondo” speronata però nel 1956 al largo di Nantucket, causa la nebbia e l'imperizia degli ufficiali del rompighiaccio svedese Stockholm.
Naturalmente una visita al Galata è anche l'occasione per rivedere o riscoprire la città di Genova, i suoi carrugi del centro storico più grande d'Italia con le sue botteghe dove si trova ancora il sapone di Aleppo, il museo dei cantautori genovesi con le musiche e le chitarre di Fabrizio de André, di Lauzi, di Fossati..., ovviamente in via del Capo.
Da non trascurare le plurisecolari pasticcerie, da Romanengo a Klanguti, i negozietti e le boutique, le trattorie e le botteghe di sottoripa dove si trovano ancora le giacche di panno blu dei marinai, la cravatteria Finollo nel salotto di via Roma, e poi in cima alla collina il museo Chiossone, la più grande collezione di oggetti giapponesi al di fuori del Giappone (spazio disegnato dall' architetto Gae Aulenti) raccolte da Chiossone nell'800, chiamato a Tokyo dall'imperatore a battere moneta. Imperdibili infine i palazzi nobiliari delle grandi famiglie genovesi, detti dei Rolli, ora musei, in via Garibaldi, senza trascurare ovviamente l'acquario e il porto antico firmato da Renzo Piano.
Rinasce con l'arrivo della primavera la voglia di viaggiare, di programmare le destinazioni da scoprire, la curiosità e il desiderio di iniziare a pensare al dove andare nelle prossime vacanze. Ecco perché nel numero di Touring di questo mese suggeriamo uno splendido itinerario nel profondo sud del Portogallo, la via Algarviana, da percorrere in tranquillità, a piedi o in bicicletta, immersi nella natura, tra fiumi sinuosi e silenziosi borghi accoglienti fino ad arrivare all'Oceano Atlantico di Cabo Sao Vicente.
Per chi desiderasse un lungo viaggio proponiamo un' incursione nel territorio sacro degli aborigeni australiani, "Ayers Rock. Nel cuore del continente", mentre per chi volesse puntare su destinazioni più vicine perché non scoprire la Lucchesia legata al grande compositore Giacomo Puccini, oppure la più piccola, misteriosa, autentica, letteraria isola delle Flegree, Procida, approdo dei popoli del mare, così vicina a Napoli e così lontana dal turismo di massa che assale Capri e Ischia?
Silvestro Serra
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