Novembre 2017

Ci sono tanti modi di viaggiare e altrettanti modi per raccontare il viaggio. Uno certamente originale che in questo numero di Touring abbiamo voluto inserire è quello proposto dalla scrittrice anglo siciliana Simonetta Agnello Hornby e nostra collaboratrice che essendo da sempre accanita viaggiatrice (iniziò a scoprire la sua Palermo da ragazzina proprio grazie alle e in compagnia delle guide rosse del Touring Club sottratte alla biblioteca paterna) si è convinta che l'anima di un luogo risiede nei suoi giardini e nei suoi orti botanici così come l'anima delle case è resa bene evidente dal rapporto con il verde domestico, sia esso un balcone, un terrazzo o un giardino.

«La cura con cui un orto botanico è gestito rivela l'importanza che gli abitanti danno alla natura» sostiene Agnello Hornby. Così ogni volta che si è trovata in una nuova città, dopo essersi informata su cosa mangia la gente, dove va per divertirsi, come alleva i propri figli, che cosa fa per i poveri, si fa portare nell'orto botanico. Una chiave sicuramente originale e così noi abbiamo voluto accompagnare le sue considerazioni affidando il compito di illustrarle non alle solite per quanto belle fotografie a un altrettanto originale, il milanese Jean Blanchaert, artista e calligrafo, oltre che gallerista e collezionista, perché le interpretasse con il suo pennino e e la sua fantasia. Il risultato lo giudicherete voi.

Come si spiega che un popolo, quello sardo, non certo famoso per l'altezza dei suoi abitanti (granatieri di Sardegna esclusi) abbia immaginato e realizzato migliaia di anni fa un mondo di case, monumenti, statue decisamente sovradimensionato? Si tratta di nuraghe di trenta metri, vaste necropoli, giganteschi tronchi di piramide che ricordano gli ziqqurat mesopotamici, dolmen ipertrofici, tombe megalitiche e da ultimo i giganti di mont'e Prana, statue di notevole fattura, molto più evolute dei molto più recenti kuros ellenici, scoperti a decine tra il 1974 e oggi. Figure di arcieri, guerrieri, pugili ma tutti alti tra i due e i tre metri. Quella che all'inizio sembrava solo una questione che riguardasse il ristretto mondo accademico degli archeologi, vista la ricchezza dei ritrovamenti e degli scavi (non ancora conclusi) soprattuto nella zona di Cabras, rischia di alimentare il mito di una Sardegna pre nuragica del tutto sconosciuta e forse di cambiare il racconto della preistoria dell'Isola molto diversa da come l'abbiamo conosciuta.

Ma certamente questo grande e sorprendente patrimonio archeologico rischia di alimentare un crescente flusso turistico e di diventare il nuovo oro di Cabras accanto al richiamo rappresentato da sa zent'arrubia, la gente rossa, ovvero i fenicotteri rosa che insieme ai saporiti muggini degli stagni e alla loro saporita bottarga hanno rappresentato il grande storico richiamo di questa area dell'oristanese.

Graziano Perotti è un grande fotografo ma a differenza di tanti suoi esimi colleghi ha anche il raro dono dell'umiltà. Non se la tira, come si dice nel gergo giornalistico. Eppure sforna spesso dei veri e propri capolavori di poesia visiva quando torna dai suoi viaggi che abbiano per oggetto le atmosfere nebbiose dei paesaggi delle risaie del suo natio oltre Po o colorati reportage da Mnyamar o dalla Cina. Touring ha voluto dare spazio a questo occhio attento, rispettoso ma sempre capace di rendere per immagini lo spettacolo del mondo con un portfolio realizzato in Marocco lungo le storiche piste carovaniere. Sfogliare per credere.  

Silvestro Serra

foto di copertina di Graziano Perotti

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