L'hanno ribattezzato “turismo di prossimità” quel movimento che andava dal weekend alla villeggiatura tra amici o al paese dei nonni. Ed è una formula che si è rivelata azzeccata per descrivere un indubbio fenomeno che si è espanso a macchia d'olio l'estate passata.
Come registra lo studio e la ricerca del Centro Studi del Touring su questo numero della rivista, la stragrande maggioranza dei vacanzieri italiani ha scelto il nostro Paese per le sue ferie, un po' per forza un po' per obbiettiva curiosità. E ne ha tratto a sorpresa un notevole giovamento in termini di ambienti naturalistici e in termini economici. Sopratutto per chi si è diretto verso le zone, le valli, le colline, borghi meno noti dell'interno, snobbati in anni più votati alla ben nota passione per l'estero di tanti nostri connazionali. Per quest'ano la formula “TdP” ha funzionato e non è escluso che il fenomeno avrà delle ripercussioni anche in futuro. Le belle esperienze vissute e raccontate (come risulta anche dalle osservazioni dei soci nella nostra rubrica delle lettere) certamente resteranno nella memoria.
Ma come avverte già qualche lettore, si comincia a respirare una certa aria di chiuso, a soffrire un orizzonte limitato, causa pandemia e limitazioni imposte dalla diffusione del Covid 19, per una comunità come quella dei soci del touring Club Italiano, che è sempre stata aperta sul mondo e non ha mai stabilito barriere e confini se non quelli dell'interesse e ovviamente quello della sostenibilità e consapevolezza ai propri viaggi, mete, destinazioni o itinerari.
Lo dice chiaramente nel suo editoriale il presidente Franco Iseppi. Che sostiene: «il turismo di prossimità si sta affermando per una nuova geografia di luoghi e persone» ma aggiunge «la prospettiva di crescita non può basarsi sul turismo di prossimità ignorando l'incoming». E infatti non bisogna dimenticare che gran parte della struttura del nostra industria, dell'artigianato e della “long tail” dell'indotto turistico (che va dalla moda al design alla gastronomia …) si tiene in piedi anche grazie al 50 per cento degli arrivi dall'estero che in questa stagione sono quasi del tutto spariti causa pandemia e lockdown vari.
Dunque se sulla rivista ci siamo dovuti riconvertire raccontando interessanti mete e modi di turismo legati al nostro territorio, cammini certificati, borghi arancioni e non, percorsi in bici, e in generale su itinerari nazionali, non abbiamo mai perso di vista il nostro orizzonte più ampio. Ne abbiamo dato testimonianza anche in questi mesi raccontando Salonicco greca, la Francia, il ticinese svizzero e presto anche il Giappone.
Scalpitiamo un po' a essere reclusi e sogniamo tutti, noi e voi, di poter presto recuperare il tempo perso per viaggiare, scoprire, paragonare, conoscere e imparare, ma intanto anche del Belpaese cerchiamo le storie e i luoghi meno battuti, più attrattivi quanto sconosciuti. E' accaduto a Paolo Simoncelli tra i boschi e le rive del Po dalle parti di Gualtieri che ha potuto testimoniare l'eredità umana e artistica lasciata da un pittore atipico me il re del naif della bassa, quel “Toni al matt”, ovvero Antonio Ligabue al quale di nuovo hanno dedicato un bel film dopo il celeberrimo sceneggiato tv interpretato da Flavio Bucci.
Abbiamo scoperto lungo il cammino che unisce l'Emilia alla Toscana, i piccoli tesori dell'Appennino come Pavana, la terra natale (e il mulino di famiglia) di Francesco Guccini, tra i resti della Linea Gotica costruita dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale per fermare l'avanzata degli alleati anglo americani. E abbiamo assaporato il Salento fuori stagione, finalmente svuotato dalle folle agostane, quando ritrova nei suoi riti nei suoi spazi vuoti, nelle sue botteghe e nei suoi canti tradizionali un fascino e una dimensione autentica e come si dice a misura d'uomo.
Buona lettura!
Silvestro Serra
Touring - Il nostro modo di viaggiare è il mensile realizzato per i soci del Touring Club Italiano.
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